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venerdì 11 marzo 2011

Mussari show: piena sufficienza, ma con gaffe...

   La sala delle balie era strapiena (di un pubblico anche indisciplinato e rumoroso), nel pomeriggio di oggi, per Mussari Giuseppe, l'indagato più applaudito del Senese.
E Lui, tutto sommato, non è andato male, anzi: si vede che il giovane (per i tempi della gerontocrazia italiana) banchiere si sta sempre più appropriando del lessico dell'uomo di finanza, del conoscitore di economia. Persona intelligente, in un decennio ha fatto indubbiamente passi di avanti, niente da dire. Secondo l'eretico, un 6 e mezzo lo merita: non di più (e dirò perchè), ma neanche di meno.
 Un pochino troppo filotremontiano (e senza dire l'amaro perchè...), Mussari ormai parla di "dinamica del Pil che flette", di "operazioni di sistema" (che gli darebbero l'orticaria), è in grado di spaziare dalla Germania agli accadimenti nord africani e del Medio Oriente, cita Basilea 3 (il suo incubo notturno!), adotta espressioni bersanian-kennediane ("rimboccarsi le maniche").
Niente di trascendentale, sia chiaro, ma neanche così male. Avrebbe forse preso di più del sei e mezzo, se non si fosse trovato davanti un Bruno Manfellotto - direttore de L'Espresso - davvero troppo accondiscendente e piacione: sarà l'aria senese, a rendere innocui anche i giornalisti che sarebbero abituati ad essere un po' più combattivi...nessuna domanda su Antonveneta, niente sui conti berlusconiani, niente sull'avvisone di garanzia (l'ha dovuto ricordare Mussari stesso, di essere indagato: per qualcuno in sala, forse sarà stata una novità...).
Unica pecca, una vera e propria gaffe: citando di fila due opere letterarie -   "Aspettando Godot" e "Il deserto dei tartari" - attribuisce la seconda a Buzzati (giusto), e la prima a Ionesco. Sbagliando completamente attribuzione: "Aspettando Godot", infatti, è opera (1953) di Samuel Beckett, Premio Nobel per la letteratura nel 1969. Mal di poco, si intende: ma perchè - facendo queste citazioni culturali - Mussari si espone sempre a questi rischi, a queste "boccate"? Come quando attribuì la frase "Parigi val bene una messa" a Napoleone Bonaparte (sic!), invece che ad Enrico IV. Non gliel'ha mica detto il dottore, di avventurarsi in questi pelaghi culturali, no? Peccato sciuparsi per così poco: a meno che questa messe di sfondoni non sia un modo per avvicinarsi ulteriormente al suo modello di etica politica: Silvio Berlusconi. Quello - per capirsi - di Romolo e Remolo...
Raffaele Ascheri

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