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martedì 20 settembre 2011

XX settembre: quello italiano e quello francese...

  In Italia, non si ricorderà mai abbastanza l'importanza del XX settembre (1870): unica data, forse, di autentico respiro europeo - e non solo del "particulare" italiano - dell'Ottocento nazionale. A maggior ragione, adesso che la Chiesa sta clamorosamente cercando - profittando, come è sua abitudine, della sfacciata ignoranza storica degli italiani, inferiore solo a quella religiosa - di annacquare il suo profilo assolutamente anti Risorgimento (qualcuno forse ricorderà l'inopinata presenza del Segretario di Stato Bertone a Porta Pia lo scorso anno).

  Curiosità delle date: anche la Francia (quella rivoluzionaria, per giunta) ha avuto il suo XX settembre. La celebre battaglia di Valmy, infatti, si tenne proprio in quel giorno, nel 1792: ed il giorno seguente, fu proclamata la Repubblica (la prima francese), con un nesso causa effetto che è sin troppo evidente.
Goethe era presente, come osservatore, fra le fila prussiane: oggi si direbbe embedded...con la lucidità e la lungimiranza dei grandi intellettuali, capì all'istante che quel giorno avrebbe cambiato la Storia: della Francia, dell'Europa, e forse non solo. Una nuova era era cominciata.
 I cosiddetti "straccioni di Valmy" - usando un termine ormai consolidato nella storiografia - combattevano da cittadini (francesi), contro sudditi austriaci e, appunto, prussiani. La levee en masse rivoluzionaria - che poi farà la fortuna napoleonica -, nasce di fatto a Valmy, contro la coalizione austro-prussiana.
Questo microscopico paese del Dipartimento della Marna, dunque, fu il baluardo che impedì alle truppe austro-prussiane di sfondare per arrivare, in un secondo tempo, financo a Parigi. Proprio come in un altro settembre (quello del 1914), allorquando, sempre in zona, le truppe francesi seppero bloccare la guerra lampo impostata da Von Schlieffen (Blitzkrieg). Grazie alla determinazione dei circa 35mila francesi arringati magistralmente da Francois Kellermann, ed a causa della loro superiorità per quanto atteneva all'artiglieria, i vari Dumouriez e La Fayette poterono cantare vittoria, in uno scontro che vide relativamente pochi morti, ma si risolse in un balsamo psicologico per la Francia, ormai repubblicana.

 Altra curiosità: Federico Guglielmo II di Prussia aveva appena stipulato un Patto con lo Zar russo, nell'agosto, per spartirsi il territorio della Polonia, e perciò non potè e non volle impegnare troppi effettivi a Valmy, avendone bisogno sul fronte orientale. Buon per la Francia: la Fortuna aiuta gli audaci.
E quanta somiglianza con il Patto Molotov-Von Ribbentrop del 23 agosto del 1939: anche allora, la Prussia ormai fattasi Germania (nazista), si spartiva la torta polacca, con l'allora "Zar" Stalin. Corsi e ricorsi della Storia.
 
 Cosa resta, oggi, di quella battaglia? In loco, dopo la tempesta del 1999 che sferzò quei luoghi, è stato ricostruito il celebre mulino, simbolo del luogo in cui si combattè in quel XX settembre di 219 anni or sono.
Più in generale, proprio il fatto che da allora - pur con il ritorno all'indietro della Restaurazione postnapoleonica - si è affermato il principio che ha senso combattere e rischiare di morire, per un ideale di Patria: da Valmy in avanti, dunque, si è iniziato a combattere da cittadini, non più da sudditi. Sia che la propria Patria fosse democratica, sia che fosse dittatoriale e totalitaria: right or wrong, it's my country.
Il problema dell'11 settembre 2001, è proprio questo: l'Occidente non è stato attaccato da uno Stato, ma da un'entità transnazionale, compattatasi in nome dell'estremismo religioso islamico.
  A Valmy, almeno, oltre che a combattere per degli ideali (sacrosanti, tra l'altro), si combatteva contro una monarchia (anzi contro due): oggi - volenti o nolenti - queste semplificazioni non esistono più...

4 commenti:

  1. Caro padre Giuseppone,pensa quanto sarebbe stata utile la cultura storica di questo prof.(sia pure eretico) a quei ragazzi della Cecco Angiolieri..altro che battute ironiche.. R.F.

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  2. Don Giuseppone (il furbone) credo ancora non abbia del tutto superato lo shock del XX settembre italiano!!

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  3. Nel 1792 c'erano gli straccioni di Valmy, ora invece ci sono i pezzenti di...

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  4. Benché abbiamo disseminato l’Italia di Vie XX Settembre, si ha quasi l’impressione che tanto coraggio sia rimasto solo in quelle scritte e in chi le volle, e mentre il Papato di coraggio ne deve invece avere ancora molto a mantenere una Piazza dedicata al Sant’Uffizio di tristissima memoria, è tanta la sudditanza psicologica verso la Santa Sede che addirittura la laica (a parole) Italia non riesce a proporre e ad imporre, fra l’altro in casa sua, il 20 Settembre come festa nazionale. Più ancora del 25 aprile, festa da spartire con gli anglo-americani, più ancora del 2 giugno, fortemente sospettata di brogli, come festa nazionale ci sta bene proprio il 20 settembre, con la sua bella Breccia di Porta Pia (1870). Ma come? Cogliendo al volo una duplice irripetibile occasione (un premier con le palle: Giovanni Lanza; e i militi francesi impegnati contro i prussiani) ci siamo ripresi la Roma che i Pontefici ci avevano rubato, e tanto patrimonio di lotte risorgimentali si arresta per il timore di attriti Stato-Chiesa!. Italia nata dalle Resistenza contro nazisti e fascisti, resisti anche al Papato, e dacci il 20 settembre come festa nazionale!
    gfm

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