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domenica 15 gennaio 2012

Elogio dell'agricoltura, tra Latouche e Catone

  In momenti di crisi finanziaria con conseguenti ricadute sociali particolarmente impattanti (non per tutti), inevitabilmente riprendono quota teorie come quella dell'economista francese Serge Latouche, teorico della decrescita (ma lui sostiene sia preferibile parlare di "a-crescita"). Dall'Espresso della scorsa settimana, almeno un passaggio dell'intervista ("Elogio della frugalità", pagg.121-123) che gli ha fatto Gigi Riva (non è il celebre calciatore che portò il Cagliari ad un indimenticabile scudetto) merita di essere riportato integralmente.
Domanda: "Tornando a noi: è di gran moda l'espressione "sviluppo sostenibile".
R. "Mi spiace, non ci sto. Non c'è nessun sviluppo che sia sostenibile oggi. Abbiamo dissipato troppe risorse (Latouche si riferisce solo al mondo occidentale, in realtà, Ndr). Dovremmo fare più attenzione. Penso sempre a due Tir che si incrociano sotto il tunnel del Monte Bianco e uno porta l'acqua minerale francese a voi, e l'altro l'acqua minerale a noi. Che spreco".
Sulla prima parte del ragionamento, si può dissentire; sulla seconda, viceversa, siamo tutti d'accordo: il problema sarebbe passare dalla teoria alla pratica. Questo attiene alla quotidianità di ognuno di noi, ovviamente.
All'eretico - senza scendere in una precettistica che pure sarebbe stimolante - preme piuttosto sottolineare come coloro che guardano con favore alle teorie della decrescita sono in grandissima maggioranza persone votanti a sinistra, magari quella sinistra che non  è rappresentata in questo Parlamento (lo stesso Vendola si dice affascinato dalle teorie latouchiane, ma d'altra parte il leader di Sel era affascinato anche da don Verzè...).
D'altro canto, fu Enrico Berlinguer a parlare di "austerità", nell'Italia del 1977, subito contestato dagli allora giovani e scalpitanti Veltroni (quando ERA comunista, checchè ne dica) e D'Alema, ancora fresco di molotov.

  Il ritorno alla frugalità ed al lavoro della terra seguito da tanti (si fa per dire) giovani, dunque, attiene più alla tradizione della sinistra o della destra? Verrebbe da dire indubbiamente alla sinistra, che ha poi il merito di avere affrancato le masse contadine italiane dalla mezzadria (a questo proposito, suggerisco il pregnante "La mezzadria nelle terre di Siena e Grosseto Dal Medioevo all'età contemporanea", M.Ascheri e A. Dani, Pascal, novembre 2011).
Il dibattito, comunque, è aperto.
Quello che è curioso e stimolante è che questa corrente di pensiero si rifa - almeno sotto certi aspetti - alle idee dei grandi conservatori della Roma repubblicana, che concepivano la fatica ed il sudore del lavoro della terra come capace di forgiare l'ottimo cittadino e soldato romano. Magari contro le mollezze ed i lussi provenienti dalla Grecia o comunque da Levante.
Sentite un po' cosa scriveva Marco Porcio Catone nel suo De agri cultura (composto fra il 170 ed il 160 a.C.):
"è possibile che talvolta sia più conveniente procacciarsi un profitto con il commercio, se non fosse tanto rischioso, e così pure prestare denaro a usura, se fosse altrettanto onorevole (ma ancora non condannato dal Cristianesimo, per ovvie ragioni, Ndr). I nostri antenati così pensavano e così stabilirono nelle loro leggi: che il ladro fosse condannato al doppio, l'usuraio al quadruplo.Quanto peggior cittadino valutassero l'usuraio del ladro, lo si può di qui stimare.E quando lodavano un uomo dabbene, così lo lodavano: buon contadino e buon agricoltore...fra i contadini si formano uomini di fortissima tempra e soldati valorosissimi; e dall'agricoltura consegue il profitto più onesto, più stabile, meno sospetto".
Si può imputare molto a Marco Porcio Catone, ma non certo la mancanza di chiarezza; queste parole, poi, pur in un contesto drasticamente differente, non possono non fare riflettere: soprattutto in un momento di drammatica disoccupazione giovanile. In Grecia, nella Grecia che aspetta il default - segnala sempre L'Espresso - c'è già in atto un forte ritorno alla terra, da parte dei giovani.
Il mestiere di agricoltore, poi, è anche a prova di liberalizzazioni montiane, quindi...

Ps Dopo questo elogio dell'agricoltura tra Latouche e Catone, spero NON arrivino commenti in cui si esorta vivamente lo scrivente ad andare lui, a zappare la terra...

1 commento:

  1. Pensate se a vangare la terra ci fosse andato qualche esponente del Sistema Siena quanti danni in meno avrebbero fatto. Invece dalle campagne sono venuti a rovinare la città

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